martedì, luglio 10, 2007

Confermata la partecipazione di Fausto al film di Costantini tratto dal romanzo di De Andre'. Secondo Il Messaggero, le riprese iniziano in questi giorni a Roma.

Il 18 a Roma, proiezione di Texas nella rassegna morettiana 'Bimbi belli' (quella che era saltata l'anno scorso...)

martedì, luglio 03, 2007

Genova nel cuore

Che bello che era, il Bibiena di Sant’Agata Bolognese il 19 febbraio. Tutto esaurito dopo 48 ore dall'apertura del botteghino: mi ci erano voluti 3 biglietti e un paio d'angeli per farcela.
Un teatro piccolo piccolo… sembrava che non ci fosse spazio per dare voce a tutte le posizioni -così diverse- di chi era nel movimento; sembrava che mancasse lo spazio per rappresentare l’enorme pericolosità del gioco che sempre piú spesso -e nostro malgrado- ci fanno giocare quando vogliamo manifestare pacificamente un dissenso. L’emozione era tanta. Tanto ancora da metabolizzare dopo 6 anni.

Il testo dello spettacolo che avevo letto molte volte nella versione instant play (edita da Ubulibri), è un gran bel testo. Mi ci ero affezionata, forse anche perché lì c'è riportata molto chiaramente un'incongurenza riguardo a Carlo Giuliani, una domanda che mi rode da tempo e che mi sono portata in platea anche quella sera:
che ci fa uno a luglio con un passamontagna? Perché vorrei sapere chi parte di casa una mattina d'estate per andare al mare (gli troveranno il costume sotto i jeans), cambia idea all'ultimo minuto e decide di andare a manifestare pacificamente e poi.. PUFF! di colpo cava di tasca un passamontagna blu e se lo cala in testa. Che poi lo abbiano ammazzato come un cane, con tanto di omissione di soccorso (che da lì dov'era all'ospedale San Martino ci arrivava in 10') è incontrovertibile. Certo però che se qualcuno voleva il morto per catalizzare lì l'attenzione e far sistematicamente dimenticare i pestaggi di Piazza Paolo da Novi, di Corso Italia, della Diaz e di Bolzaneto c'è riuscito alla grande. Perché probabilmente non a molti verrebbe in mente di tirare un'estintore contro un carabiniere armato, ma di partecipare a una manifestazione, sì.

Ma col passare degli anni, Paravidino aveva modificato il testo rispetto a quello su Ubulibri, dandogli un taglio che sembrava piú militante... e urticante.

E la cosa mi aveva spiazzato parecchio.
Nonostante la coralità sobria e la sicronia perfetta, la convinzione con cui recitavano tutti quelli che stavano in scena sembrava aggressività. Con che diritto?
Hanno raccontato che c’era solo Marco Taddei a Genova in quei giorni, giovanissimo; piú tardi verremo a sapere che non è stato un martire: se la diede a gambe, e grazie al cielo ci riuscì pure!
C’ero anch’io, ma a casa per via del pancione del 7.o mese. Ricordo che sembrava di essere un moscerino nel gorgo di un bicchiere di acqua e anice. Per questo, la mia visione di quelle giornate ci stava comoda nelle parole schifate e sincere di un Mauro Covacich insoddisfatto di sè: quello che si è giocato nella mia città è stato un gioco sporco, da cui non si è salvato proprio nessuno.

Fausto invece, caparbio, trova un bandolo nella matassa arruffata di quei giorni di luglio, che se non è l'unico non è per questo meno valido: la soppressione di un diritto.
L'ho capito chiaramente solo pochi giorni fa, avendo avuto il privilegio di leggere il suo commento alla pubblicazione della pièce in Francia dove le rappresentazioni dello scorso inverno erano state criticate per essere state troppo caricate politicamente.
Ma è anche vero che da spettatore non è facile accorgersi di quello che è il filo che lega quegli eventi, ne ha avuto prova la stessa Compagnia dai dibattiti col pubblico che seguivano gli spettacoli. E non perché Paravidino sia un autore faragginoso.
Il fatto, credo, è che Fausto riesce a scrivere in un intersecarsi compatto e quasi invisibile di strati perfetti, come le cipolle. La natura della "cipolla - Genova 01", poi, è molto particolare: ti fa piangere, ma non perché ti dà il tempo di sbucciarla e di analizzare tutti gli strati.
PUM!!!
Ti arriva dritto in faccia!!
e il risultato è lo stesso. Stupore, incazzatura furente, tristezza... Lacrime.

La ricostruzione della morte di Carlo Giuliani prende molta parte della rappresentazione: d'istinto e con un po' di rancore, mi chiedevo se non fosse la solita stomachevole elegia che fa belle le poltrone di un partito politico con la vita di un cittadino. Ma pare che quello non sia quello il gioco che Fausto vuole giocare.
Nonostante nel Prologo scriva "la tragedia è nel presente, non può ancora essere celebrata come metafora", Fausto non vuole fare inchiesta o informazione: vuole fare teatro. E l'essenza del teatro è la metafora, è lei che veicola il messaggio. Con Carlo muore un diritto, il diritto a manifestare.

E -al di là della specificità di quello che è successo- se non ci scandalizziamo abbastanza della morte di quella persona (o di quelle che lo hanno preceduto o che purtroppo faranno la stessa fine in futuro), vuol dire che NOI siamo pronti a lasciarci calpestare nei nostri diritti.
Mi direte: "bhè? l'hai detto tu stessa poco fa, no?".
Sì, ma io mi vedevo come vittima passivamente indignata e non come cittadina chiamata a reagire attivamente a questo furto di diritti democratici da parte del mio Stato.
Eh, sì! le cipolle sono difficili da digerire, così nude e crude. "Genova 01" ha avuto il potere di farmi realizzare su quanti pregiudizi posasse la mia perfetta buona fede e questo non è stato facile da mandare giù.
Ma niente accuse: solo un avvicinamento alla catarsi, un campanello di sveglia. Dal palco Fausto si fa largo tra perplessità e distinguo, e prova a dissipare il groviglio di dubbi che abbiamo in testa, armato solo di una domanda:




"Ma tu, nel tuo cuore, cosa senti?"


Chiedo scusa se scrivendo questo commento sono stata troppo "leggera": sto cercando di imparare anch'io a raccontare senza perdere l'ironia e la tenerezza.

Special thanks: Maria Teresa